I temi del risparmio e del migliore utilizzo delle risorse ricorrono di continuo anche in tutte le scuole del Regno a cui giungono numerose le pubblicazioni propagandistiche redatte dalle associazioni patriottiche. Soprattutto vengono lette e commentate quelle prodotte dall’Unione generale degli insegnanti italiani per la guerra nazionale, in cui si suggerisce e si dimostra la necessità di contenere e ridurre drasticamente i consumi, sia per ovviare alla scarsità degli approvvigionamenti, sia per attenuare il disagio economico provato dalle famiglie.
Le autorità scolastiche, dunque, si impegnano nella opera di mobilitazione dei giovani che vengono educati alle responsabilità della nazione in armi, alla necessità di fare sacrifici per la patria, di essere parsimoniosi.
A tale scopo vengono proposti dettati e letture i cui testi presentano in modo immediato i modelli di comportamento richiesti:
«La carestia, conseguenza della guerra, comincia a farsi sentire. È dovere di tutti sopportare le privazioni di questi difficili momenti senza lamento alcuno, serenamente e silenziosamente. Tutto ciò che risparmieremo nelle nostre case tornerà a beneficio dei soldati che, altrimenti, ai gravi disagi della trincea dovrebbero aggiungere anche quello più grave della fame» (Pro resistenza interna. Dettati per le scuole elementari).
E ancora:
«È tempo di sacrifici, fanciulli miei, delle generose rinuncie [sic] che ognuno impone a se stesso, sull’unica legge del cuore, quando la Patria è nel pericolo e nel dolore. L’aula è poco riscaldata: ebbene ci riscalderemo con la ginnastica. Il pane è oscuro, ma ai nostri prodi combattenti non mancheranno le buone pagnotte. Nessuno si lagni! E mai più leccornie, non più cinematografi, non più sollazzi, finché lo straniero calpesta il suolo d’Italia» (A voi fanciulli. Per il fronte interno).
Giovani e giovanissimi sono poi chiamati a dare il loro contributo in varie attività di supporto a favore del conflitto: tra le tante, si impegnano soprattutto nella fabbricazione di «scalda-ranci» (rotoli di carta imbevuti di paraffina che, accesi, vengono utilizzati dai soldati in trincea per riscaldare i pasti) e nel dissodamento di terre incolte con l’intento di diffondere il concetto che l’Italia deve essere autosufficiente per l’alimentazione.
Approfondimenti bibliografici
- Antonio Gibelli, La grande guerra degli italiani, Milano, Rizzoli, 1998.