Arturo Marescalchi (1869-1955) tecnico agrario, produttore e noto pubblicista – sarà Sottosegretario all’Agricoltura dal 1929 al 1935 – già direttore de “Il Coltivatore” (1855), “Il Giornale vinicolo italiano” (1875) e “L'Italia vinicola ed agraria” (1911), nel 1922 fonda e dirige il mensile “Enotria. Rivista dell'industria e del commercio del vino in Italia”. La redazione si trova a Milano, presso la sede dell'Unione italiana vini di cui la rivista è Bollettino ufficiale. La pubblicazione, con una veste grafica elegante e accurata (a cura di Arti Grafiche Enrico Gualdoni) presenta articoli di carattere storico, letterario, artistico e resoconti delle iniziative che valorizzano e difendono l'attività vitivinicola italiana. Marescalchi stesso firma numerosi articoli dedicati alla promozione turistica dei prodotti italiani: dalle campagne di promozione sui giornali ai messaggi radiofonici, dalla collaborazione con gli enti turistici per pubblicizzare i luoghi di produzione all'incremento dei chioschi lungo le spiagge e nei luoghi di cura. La pubblicazione attira l’interesse di una vasta gamma d’inserzionisti: produttori di vino, ma anche trasportatori, fabbricanti di botti e fornitori di turaccioli. Le uscite, interrotte nel 1942, riprenderanno nel dopoguerra. “Enotria” dedica articoli monografici alla realtà produttiva emiliano-romagnola di cui lo stesso Marescalchi è esperto conoscitore. Nella seconda metà degli Anni venti assume rilievo – a livello pubblicitario e redazionale – la ditta Valli di Lugo di Romagna. Fondata nel 1859 per la produzione e commercializzazione di bianchi filtrati di Romagna è molto attenta al mercato estero. Molta attenzione è riservata anche alla fattoria vinicola del conte Ranuzzi Segni a Villa del Lauro in Ceretolo presso Casalecchio di Reno (attiva dal 1881). Specializzata in vini “raffinati”, investe anche sulla sperimentazione, alla ricerca di prodotti amabili, semplici e beverini. Il mercato enologico si sta trasformando e a Bologna, negli stessi anni, si costituisce la Società anonima vinicola emiliana il cui vino “è presentato signorilmente in tipiche bottiglie contrassegnate da speciali etichette per ogni tipo”. Uno spazio in rivista è riservato anche al piacentino Filippo Zerioli (1862–1954), presentato da Marescalchi come esempio di self-made man. Nato a Ziano Piacentino da una numerosa famiglia di contadini, a nove anni inizia a frequentare i piccoli mercati della zona, occupandosi dello smercio di uova, pollame e di qualche piccola partita di frutta. Nel 1877, grazie anche alla collaborazione con Francesco Cirio, riesce ad allestire il primo vagone di uve da tavola in partenza dalla stazione di Castelsangiovanni e nel 1890 fonda la Casa agricola per esportazione Zerioli.
La rivista dà particolare rilievo alla partecipazione alle Fiere, nazionali ed estere, che, proprio dagli Anni venti, divengono strumento di promozione e valorizzazione dei prodotti made in Italy. Sarà in particolare la Fiera campionaria di Milano a proporsi come vetrina nazionale. Il Padiglione Vini d'Italia vi è allestito per la prima volta dal 12 al 27 aprile 1924, grazie soprattutto all’iniziativa di Arturo Marescalchi e di Augusto De Rios, presidente dell'Unione italiana vini. L’Emilia Romagna vi è ben rappresentata: vini da pasto sono presentati dall'associazione delle Cantine sociali di Modena, mentre il Consorzio antifilosserico e la Cattedra Ambulante di Piacenza propongono una “grandiosa mostra collettiva rappresentante i vini di tutte le vallate con molta cura ordinati e uniformati nelle bottiglie”. Alla Fiera sono anche due ditte private: il conte Ranuzzi Segni di Casalecchio di Reno e il nobile Luigi Tirelli della fattoria Lemizzone di Correggio. Ditte emiliano-romagnole partecipano anche a esposizioni all’estero: alla Fiera vinicola di Ginevra (1923) promossa dalla Camera di Commercio sono presenti Valli di Lugo, la Cantina sociale di Forlì, le ditte Isaia Sancisi di Sant'Arcangelo di Romagna, la Paolo Guselli di Cesena e i fratelli Cantoni di Imola.
Una caratteristica interessante della rivista è la grande cura dedicata alla grafica. Per le copertine istituzionali e molte inserzioni pubblicitarie la redazione si avvale della collaborazione di artisti di un certo rilievo. La testatina della rivista, con grappoli d'uva bianca che scendono trionfanti dai tralci, porta la firma dell'artista lombardo Guido Tallone (1894-1967) formatosi all'Accademia di Belle Arti di Brera e protagonista di molte edizioni della Biennale di Venezia. La bellissima immagine pubblicitaria per lo sciroppo d’uva Valli di Lugo di Romagna (1923) è affidata a Francesco Nonni (1885-1976). Formatosi alla scuola d'Arti e Mestieri di Faenza dopo esperienze come intagliatore inizia la sua attività dedicandosi a lavori di decorazione grafica. Fondatore della rivista “Xilografia” (1924-1926), si afferma negli Anni venti, anche attraverso cartoline e manifesti, come uno dei maggiori esponenti dell'Art Déco.
Un’espressione interessante del folclore e della cultura enologica del territorio passa anche attraverso la letteratura e la poesia d’occasione e dialettale. Un esempio è l'Inno al Lambrusco scritto dal reggiano Amerigo Ficarelli (1873-1938), ma anche Tempo di Vendemmia di Alfredo Testoni (1856-1931), apprezzato autore di testi in dialetto bolognese. Molto interessanti le foto dedicate alla Festa dell’uva, istituita dal governo fascista nel 1930 su iniziativa Arturo Marescalchi, poi elevata a festa nazionale per «diffondere il consumo dell’uva, di cui sono note le benefiche qualità nutritive e dietetiche e di dare incremento a un importante ramo della produzione agraria».