Nel 1871 due ragazzini della Val Tidone, con un carico di sei ceste di uva verdea trainato da un asinello, arrivavano sul mercato milanese di Porta Romana. Frutta e verdura facevano bella mostra in quella frequentatissima piazza, dove già l’uva piacentina era stata fatta conoscere da alcuni commercianti di San Colombano al Lambro. Quei due giovanissimi di Ziano, Filippo ed Ernesto Zerioli, avevano ben intuito quello che poteva essere lo sviluppo commerciale di un grande prodotto della loro terra: l’uva da tavola, coltivata da tempo immemorabile nel territorio piacentino, ma quasi esclusivamente per uso locale. E se quell’uva piaceva tanto ai milanesi, perché non provare anche con l’estero? Dopo qualche anno fu lo stesso Filippo, grande esempio di self-made man, a far conoscere il prodotto sul mercato svizzero. Partito col treno da Castel San Giovanni arrivava a Zurigo con una cinquantina di cassette di Verdea al seguito. Intuito e buona sorte: qui Zerioli ebbe la fortuna di incontrare un commerciante di origine italiana che, nella città svizzera, aveva avviato un negozio di derrate alimentari. Entusiasta della merce, il commerciante firmò con lo Zerioli un contratto per la fornitura, in tempi rapidissimi, di duecento cassette.
Nel 1890 fu fondata la Casa agricola per esportazione Zerioli. Il primo mercato conquistato “in proprio” fu quello di Zurigo, ove furono spedite le prime quaranta cassettine di uve da tavola scelta. Fu Filippo Zerioli a recarsi personalmente al mercato di Zurigo e a lanciare il suo prodotto attraverso numerose altre spedizioni. Dopo il felice successo della sue prime spedizioni isolate a Zurigo, Filippo allargò la sfera di attività a Monaco di Baviera e molte altre città svizzere e tedesche.
Filippo Zerioli si preoccupò anche di estendere il consumo interno dell’uva da tavola, allora ostacolato dal dazio di consumo. Fu lui il primo a sollevare la questione nel corso della Settimana nazionale del vino svoltasi a Milano dal 16 al 21 aprile 1923. In quegli anni Piacenza divenne una vera e propria capitale della produzione dell'uva da tavola. A dar conto dell’importanza di questa produzione furono organizzate a Piacenza importanti mostre, prima su scala provinciale (15 e 16 settembre 1928), poi interregionale e quindi, negli anni trenta, nazionali. La prima mostra nazionale uve da tavola si svolse dal 17 al 19 settembre 1932 in un Palazzo Gotico dalla scenografia spettacolare. E una curiosità: nel 1924, il sindaco di Milano Luigi Mangiagalli vide, in un giardino pubblico allestito per la festa dell’uva del popolo, un viticoltore piacentino,
Filippo Zerioli arrampicarsi ed affannarsi per costruire un artistico chiosco pergolato per lo spaccio d’uva che egli, primo, ideò di presentare in sacchettini di carta oleata da un chilogrammo esatto a mitissimo prezzo. Quante donne egli fece lavorare a questa prima confezione che piacque assai, e quale ressa al chiosco Zerioli! Tale da richiedere l’intervento dei Vigili.
Nel 1929 la Confederazione nazionale degli agricoltori istituì una Commissione tecnica per la valorizzazione dei prodotti agricoli, il cui primo compito era quello di individuare le varietà di uve da tavola che «per epoca di maturazione, per durata di accesso ai mercati, per massa e per pregi intrinseci del prodotto sono in grado di affrontare la concorrenza di uve accreditate provenienti da altri paesi». A compilare, all’interno della Commissione, un’interessante relazione sul commercio dell’uva da tavola fu proprio il cavalier Filippo Zerioli.