La battaglia per il grano è un’iniziativa militare della Resistenza Italiana per proteggere i raccolti di grano dalle razzie nazifasciste. Durante la Guerra di Liberazione la Battaglia del grano (vedi) si trasforma, per la Resistenza, in una lotta armata per la difesa di grano e altri prodotti agricoli dalle requisizioni di fascisti e nazisti. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 i tedeschi, forza occupante della parte centro-settentrionale del Paese, attingono alle scorte di grano raccolte negli Ammassi (vedi) per spedirle in Germania. Nel 1944, alla vigilia del nuovo raccolto, il Comitato di Liberazione Nazionale (CNL) agisce per impedire nuove requisizioni; a tal fine è promulgata la circolare n.13 del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CNLAI): Difesa del grano dai tentativi di rapina nazisti. Alcuni contadini appoggiano le disposizioni del CNL, spesso accettando di proteggere e collaborare coi partigiani durante azioni di trebbiatura clandestina dei campi. In questo modo un’ingente quantità di grano riesce ad essere nascosta e destinata al fabbisogno di popolazioni e resistenti, ma non mancano casi in cui si decide di distruggere i cereali pur di sottrarli alle requisizioni.

Bibliografia

  • N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), v. 1, Bologna dall’antifascismo alla Resistenza, ISREBO, Bologna, 2005.