Nell’inverno 1916-1917 le autorità civili e militari hanno a che fare con problemi sempre maggiori per quanto riguarda l’approvvigionamento dei centri urbani. La riduzione del traffico marittimo e ferroviario, la minore produzione interna e le necessità crescenti dell’esercito provocano la scomparsa dal mercato di molti beni di consumo essenziali. Mentre i generi alimentari cominciano a scarseggiare, tutti gli esperimenti per l’imposizione di calmieri e per il divieto di esportazioni di beni dall’una all’altra provincia falliscono e non fanno che incrementare il contrabbando e la borsa nera.

Nonostante le sanzioni stabilite dalla legislazione di guerra contro gli accaparramenti, gli occultamenti di merci e altri reati in materia annonaria (le pene stabilite vanno fino a un anno di reclusione e a 5.000 lire di multa), sono purtroppo frequenti i casi di sottrazione al consumo dei generi alimentari, di rincari artificiosi dei prezzi e di adulterazione dei cibi, come testimoniano i numerosi articoli pubblicati sui principali quotidiani nazionali.

Approfondimenti bibliografici

  • Maria Concetta Dentoni, L’alimentazione e l’approvvigionamento alimentare durante il conflitto, in Dizionario storico della prima guerra mondiale, sotto la direzione di Nicola Labanca, Roma-Bari, Laterza, 2014, pp. 230-238.
  • Maria Concetta Dentoni, Annona e consenso in Italia 1914-1919, Milano, Angeli, 1995.
  • Giovanna Procacci, L’Italia nella Grande Guerra, in Storia d’Italia, a cura di Giovanni Sabatucci, Vittorio Vidotto, vol. IV Guerre e fascismo 1914-1943, Roma-Bari, Laterza, 1997, pp. 3-99.