Sono chiamati dal regime fascista “orti di guerra” quei terreni coltivati in aeree urbane, di solito all'interno di giardini pubblici. Si tratta di un'iniziativa promossa a partire dal 1940 al fine di contrastare la grave crisi alimentare italiana che si accentua fin dall'inizio della seconda guerra mondiale. Per la propaganda costituisce la reazione di un “popolo fiero, coeso e indistruttibile”. Alla coltivazione degli orti di guerra provvedono gli stessi cittadini o i giovani delle organizzazioni del P.N.F. Si arrivano a coltivare anche le aiuole del centro cittadino e i terrazzi privati in vasi, cassette, e addirittura nelle vasche da bagno. Le trebbiature si svolgono nelle piazze principali delle città e sono vere e proprie manifestazioni del regime, con i covoni ricoperti da bandiere tricolori e vessilli fascisti, benedetti in cerimonia da vescovi e cardinali.

Esempi di ampie aree destinate a queste coltivazioni sono a Roma nei giardini dei Fori Imperiali, a Milano nei pressi del Duomo, a Torino nel Parco del Valentino, a Bologna ai Giardini Margherita e a Villa Putti.