Innumerevoli iniziative propagandistiche vengono varate dal regime per sostenere le politiche autarchiche alimentari. Accanto a feste e sagre gastronomiche, sono organizzati convegni scientifici, conferenze, gare e concorsi, vengono pubblicati opuscoli, manuali di cucina e articoli, predisposti programmi radiofonici (come, ad esempio, la rubrica Consigli di economia domestica in tempo di sanzioni) per coinvolgere gli italiani e convincerli della necessità di raggiungere la tanto auspicata sovranità alimentare.

Martellanti campagne promozionali servono per aumentare il consumo del riso, della carne di pollo e coniglio, delle banane coltivate nelle fattorie coloniali in Somalia, di cui si vantano le proprietà nutritive. Un esempio su tutti: il Consiglio nazionale per la risicoltura e l’Ente nazionale Risi (costituito nel 1931) moltiplicano appelli e iniziative per «portare il riso al popolo»: ne organizzano la “giornata nazionale” con distribuzione gratuita del prodotto e degustazione di vari piatti basati sul prezioso cereale, pubblicano ricettari e ne promuovono una pubblicità capillare.
Le direttive in campo alimentare trovano giustificazione, nella propaganda di regime, sia perché contribuiscono a rafforzare l’economia nazionale sia perché favoriscono la salute degli italiani:

«La nutrizione è una necessità fondamentale della vita, a cui pochi sanno provvedere razionalmente; mentre ciò sarebbe tanto più necessario in un periodo come l’attuale. Quante lamentele, quanti imbarazzi sarebbero eliminati se si conoscesse il valore dei cibi! E quale economia si potrebbe fare, sapendo conciliare il massimo nutrimento con la minima spesa. E infine quale vantaggio per la nazione se i cittadini sapessero nutrirsi dando la preferenza ai prodotti che il suolo nazionale fornisce in maggior copia, sfruttandone al massimo la capacità nutritiva e quindi eliminando ogni spreco» (Sapersi nutrire, p. 3).

Per sostenere i programmi alimentari del regime e stimolare l’acquisto dei prodotti autarchici compaiono sulle riviste più vendute numerosi messaggi pubblicitari che esaltano l’italianissima aranciata S. Pellegrino, la “ghiotta” crema somala, i migliori surrogati del caffé.


Approfondimenti bibliografici:

Gianni Isola, Abbassa la tua radio per favore… Storia dell’ascolto radiofonico nell’Italia fascista, Scandicci, La Nuova Italia, 1990, p. 114.