Vanga e fatica, come sempre. Ma stavolta gli agricoltori, in mano, hanno uno strumento in più: la pagina scritta. Opuscoli e riviste, calendari e fogli sparsi: lì c'è scritto il nuovo che avanza. Anche questa è semina. È una disseminazione di conoscenze che emerge dalla straordinaria e pregevole produzione editoriale otto-novecentesca firmata in primo luogo dalla Federazione italiana dei consorzi agrari, fondata nell'aprile 1892 a Piacenza, città nella quale l'istituzione rimase per quaranta anni e che si configurò in quel periodo un po’ come il “centro” di elaborazione e diffusione di esperienze innovative.

Attraverso la sezione propaganda, attraverso l'attività editoriale, la Federazione ha costituito il maggior centro propulsore delle moderne e sperimentate norme tecniche ed un centro animatore di studi e ricerche sull'agricoltura italiana e i suoi possibili sviluppi. Quest'aspetto culturale dell'attività della Federazione ha rappresentato il maggior titolo di nobiltà della sua non facile e vittoriosa azione (Giuseppe Tassinari, 1932).

La diffusione delle nuove conoscenze che stavano cambiando la fisionomia dell’agricoltura attraverso una pubblicistica destinata ad un variegato pubblico – dagli agronomi ai piccoli proprietari – divenne un obiettivo prioritario di questa istituzione. Le testate a diffusione nazionale (il quindicinale Italia Agricola e il settimanale Giornale di agricoltura della domenica), le monografie e le collane editoriali costituiscono una fonte documentaria ed iconografica di eccezionale valore anche per ricostruire la storia dei prodotti e delle abitudini alimentari del nostro paese.

Nella “cesta editoriale” della Federconsorzi c'è, anzitutto, tanta frutta e verdura (la valorizzazione dei prodotti ortofrutticoli divenne prioritaria negli anni Venti e nel 1927 venne fondata la Federexport, un'articolata struttura per la vendita collettiva di tale prodotti). Ma ci sono anche i tutti i generi della nuova industria agroalimentare (dai formaggi al vino al pomodoro sia da industria che da tavola).

E c'è tanta Emilia Romagna. All'agricoltura della nostra regione sono dedicati diversi articoli e due numeri monografici nel 1927. Attraverso questa documentazione è infatti possibile ricostruire una crescita, guidata da avveduti agricoltori e tecnici, segnata dall'introduzione di quelle nuove colture industriali che darà origine ad importanti esempi di interconnessione tra agricoltura ed industria della trasformazione dei prodotti.